Importanti risultati da un recente screening condotto in tutta Italia

Dai un calcio all’osteoporosi!

  Salute  

Dal 4 maggio al 5 giugno 2011, in 20 città d’Italia (Ancona, Bari, Bologna, Brescia, Catania, Firenze, Foggia, Genova, Milano, Napoli, Perugia, Pescara, Potenza, Reggio Calabria, Roma, Salerno, Terni, Torino, Trento, Verona), è stato effettuato uno screening su 3099 donne (età media 57 anni) e 680 uomini (età media 63 anni) promosso da F.I.R.M.O. – Fondazione Raffaella Becagli e da Sangemini e condotto sotto la supervisione scientifica della Prof.ssa Maria Luisa Brandi, ordinario di Endocrinologa e Malattie del Metabolismo dell’Università di Firenze, Responsabile del “Centro Regionale di Riferimento su Tumori Endocrini Ereditari”, “Direttore Unità Operativa di Malattie del Metabolismo Minerale e Osseo” ed autrice del volume “L’osteoporosi non ce la voglio avere”.

Dalle visite mediche e dagli esami - MOC (Mineralometria Ossea Computerizzata) e Test Frax (Fracture Risk Assessment Tool) - effettuati a bordo dell’unità mobile è emerso uno spaccato dello stato di salute degli italiani, in particolare delle donne prima dei 60 anni.

Per comprendere l’importanza di questa campagna di screening diretta soprattutto alle donne in post-menopausa, vale la pena ricordare che le fratture da fragilità - cioè quelle che insorgono spontaneamente, o in conseguenza di piccoli traumi e sollevamento di pesi modesti (ad esempio le buste della spesa) - non interessano solo i grandi anziani. - afferma la Professoressa Maria Luisa Brandi - Infatti, a parte le fratture femorali tipiche degli ultra-settantenni, quelle di polso, costole, vertebre, ma anche le fratture dell’omero e del piede si manifestano nella stragrande maggioranza dei casi già tra i 45 e i 65 anni.

La media generale dei valori della densitometria ossea nella fascia di popolazione interessata dalla campagna è risultata sempre al di sotto della normalità, dato atteso, trattandosi di una popolazione composta prevalentemente da donne in post-menopausa e uomini sessantenni. Quel che sorprende è che ben il 17% delle donne sottoposte a screening densitometrico sia risultata osteoporotica. Questa percentuale sale al 31% se si considera anche l’osteopenia severa (cioè l’anticamera dell’osteoporosi).

Si tratta di dati interessanti, vista l’età relativamente giovane della popolazione esaminata, per cui ci si poteva aspettare un risultato migliore - commenta la professoressa Brandi - Da notare che valori densitometrici leggermente più bassi si sono riscontrati al Sud, dove la popolazione sottoposta a screening era complessivamente più giovane, con un’età media di 54 anni per le donne e 61 anni per gli uomini contro i 58-59 anni delle donne e 63-64 anni degli uomini del Centro-Nord.

I dati di “Dai un calcio all’osteoporosi!” arrivano esattamente a 10 anni di distanza da quello che rimane l’unico studio epidemiologico condotto sulla popolazione italiana per verificare la prevalenza dell’osteoporosi (studio ESOPO) e confermano i risultati ottenuti per le donne della stessa fascia di età in un campione numericamente confrontabile.

Dati dello screening sull’osteoporosi

Quanto alla prevalenza dell’osteoporosi per area geografica, al Sud erano osteoporotiche il 18% delle donne esaminate, nonostante un’età media più giovane di quelle del Nord, dove l’osteoporosi si riscontrava nel 17% del campione. Leggermente migliore la situazione al Centro Italia, dove erano osteoporotiche il 15% delle donne.

Dallo screening è possibile anche ricavare delle informazioni su alcune differenze circa abitudini di vita e stato di salute tra il Nord, il Centro e il Sud del Paese.

Dai dati raccolti nelle 20 città italiane emerge che, nella fascia di popolazione esaminata, al Nord ci sono più fratturati (oltre il 40%) rispetto al Centro-Sud (solo il 27%) e guarda caso anche il maggior numero di sedentari (il 30% degli intervistati dichiarava di non svolgere nemmeno 30 minuti di esercizio al giorno contro il 27% del Centro e il 26% del Sud, che tuttavia presentava pazienti mediamente più giovani).

Spetta al Sud il primato del minor numero di consumatori di latte e latticini (20% contro un 15% del Centro-Nord) ma anche quello del maggior attaccamento al fumo di sigaretta, con un 40% di fumatori e fumatrici rispetto al 35% del Centro e al 30% del Nord Italia. Al Centro-Sud anche un buon 15% di persone in sottopeso (contro il 9% del Nord Italia), mentre uniformemente distribuita (circa il 23%) risultava la percentuale di intervistati con insufficiente esposizione solare (meno di 10 minuti al giorno) e quindi a rischio di deficit di produzione della vitamina D da parte della pelle (un fattore essenziale per l’assorbimento del calcio).

L’essere sottopeso (fattore importante ai fini del mancato raggiungimento e mantenimento del picco di massa ossea) e l’evitare latticini (fondamentali nell’apporto di calcio all’organismo) sembrano associarsi ad una maggiore probabilità di osteoporosi, dato che lascia spazio all’ipotesi di un’influenza negativa anche sulla salute ossea dei modelli di magrezza proposti dai media.

A tal proposito - precisa la professoressa Brandi - studi internazionali hanno dimostrato che un insufficiente apporto di calcio alimentare, finalizzato a ridurre i livelli di grassi assorbiti, si correla con un aumento del peso corporeo causato dall’attivazione di complessi meccanismi endocrini.

Se ne deduce che c’è ancora molto da fare per diffondere una corretta informazione sull’importanza di una sana alimentazione, attenta non solo all’apporto energetico degli alimenti, ma anche al loro contenuto di calcio. E c’è ancora poca conoscenza di quelli che sono gli alimenti naturalmente ricchi di calcio che, come alcune acque minerali, possono essere un’ottima fonte alternativa e/o complementare di questo minerale. Fra queste, Acqua Sangemini è la più ricca, con 333 mg/l di calcio “altamente assimilabile”: 3 bicchieri di Acqua Sangemini equivalgono a circa 1 bicchiere di latte per quantità di calcio apportato.

Da notare che la sedentarietà è risultata l’unica condizione modificabile con lo stile di vita per la quale si dimostrava un’associazione statisticamente significativa nel sesso femminile con la prevalenza di fratture. C’è quindi ampio spazio per una prevenzione primaria poco costosa e su larga scala. - prosegue la professoressa Brandi - L’invito rivolto in particolare alle donne quarantenni, cinquantenni, sessantenni ed anche settantenni in buone condizioni di salute è quello di abbandonare stili di vita sedentari per dedicare parte del proprio tempo ad una sana attività fisica. Camminare semplicemente mezz’ora al giorno nel parco del quartiere o nel centro storico cittadino può già bastare, ma anche il nuoto o il ballo due o tre volte a settimana possono potenziare il contenuto minerale osseo e il tono muscolare, fornendoci l’occasione per una migliore interazione sociale e soddisfazione personale. 

Riguardo all’esposizione al sole, una donna su 4 in una fascia di età relativamente giovane e attiva non si espone praticamente mai alla luce solare durante la giornata. Anche in questo caso si tratta di un dato su cui riflettere. Probabilmente il lavoro a tempo pieno e le attività domestiche al chiuso hanno un impatto negativo sulle nostre ossa. L’invito per tutti è quello di preferire in generale attività all’aria aperta. Le donne lavoratrici potrebbero uscire durante la pausa-pranzo, mentre le casalinghe possono coltivare anche hobby come il giardinaggio sul terrazzo o balcone di casa. Soprattutto in autunno e inverno, stagioni in cui le ore di sole sono già di per sé ridotte, si può fare attenzione a lasciare leggermente più scoperte, quando il clima lo consente, alcune superfici corporee in modo da permettere al sole l’attivazione dei precursori della vitamina D a livello cutaneo.

Sempre al Nord si registra il maggior numero di donne con menopausa precoce, amenorrea protratta e asportazione delle ovaie (condizioni più diffuse al Nord). In particolare la menopausa precoce (<45 anni), quando presente, sembra essere l’unico fattore oltre all’età capace di influenzare in maniera determinante la perdita di massa ossea nelle donne. Negli uomini, invece, la probabilità di essere osteoporotico è risultato dipendere soltanto dall’età (>70 anni).

La familiarità per osteoporosi - equamente distribuita in tutta Italia con valori medi del 30% è risultata un altro importante fattore (negli uomini era addirittura l’unico fattore) associato significativamente alla prevalenza di fratture. Uniforme in tutta Italia la distribuzione di alcuni disturbi (artrite reumatoide) o condizioni (uso cronico di cortisonici) che di solito si accompagnano ad osteoporosi, mentre ipertiroidismo e iperparatiroidismo (altre malattie potenzialmente associate ad osteoporosi) risultano più frequenti al Nord.

Giovanni Scotti

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