Storici produttori si associano e lanciano un manifesto e un ologramma per certificare l’eccellenza dell’Amarone

Le Famiglie dell´Amarone d´Arte

  Food and beverage  

L’Amarone è un vino conosciuto ed apprezzato in tutto il mondo, uno dei più famosi grandi vini rossi d´Italia: è espressione territoriale e simbolo della Valpolicella e del Veneto, un vino originale per storia, caratteristiche organolettiche, varietà autoctone, tecnica produttiva attraverso l’appassimento delle uve. Ma oggi L’Amarone è minacciato dall’eccessiva produzione, che non tiene conto delle zone vocate e si adegua ai minimi dei parametri di legge con un conseguente abbassamento della soglia qualitativa ed azioni commerciali che rispondono spesso a logiche di basso prezzo, in canali distributivi di massa: da qualche anno, infatti, sono apparse, all´interno di molti supermercati, bottiglie di Amarone a prezzi stracciati, a tutto svantaggio della qualità e dell´originario carattere organolettico.

L´amarone deve rimanere raro e caro. - afferma Sandro Boscaini, presidente delle "Famiglie dell´Amarone d´Arte" e proprietario dell´azienda Masi - Stop quindi alle logiche low cost e all´omologazione del gusto per compiacere i palati anglofoni. La fortuna e il fascino del nostro vino sta nella propria identità, una personalità che si è cementata negli anni ed è frutto della sapiente arte di produttori specializzati e storici. Noi vogliamo ribadire questi valori, senza condizioni.

Per difendere il nome e la qualità dell´Amarone, dodici produttori storici della Valpolicella - Allegrini, Begali, Brigaldara, Masi, Musella, Nicolis, Speri, Tedeschi, Tenuta Sant’Antonio, Tommasi, Venturini e Zenato - hanno creato l´associazione “Famiglie dell´Amarone d´Arte”, cui possono aderire aziende dal carattere familiare, con una storia vinicola di almeno 15 anni ed una presenza sul mercato con più di 20 mila bottiglie e un brand conosciuto in almeno 5 Paesi. Una squadra che, oggi, da sola, vale il 55 per cento dell´intero valore dell´Amarone di qualità  e più del 40 per cento del mercato totale.

Nel corso di un evento tenutosi a Milano lo scorso 14 settembre presso lo Show Room di Rossocorsa, Concessionaria Ferrari e Maserati, le Famiglie dell’Amarone d’arte hanno presentato l’ologramma distintivo, che caratterizzerà il loro vino, e il Manifesto dell’Amarone d’Arte, il documento identitario e programmatico dell’Associazione, redatto in 7 punti e sottoscritto da tutti i produttori, marca le differenze tra la nuova tendenza low cost e il prodotto “raro e caro” che ha fatto la fama e la storia dei vigneti dell´Amarone. Con queste due azioni, Manifesto e Ologramma, - ha precisato Sandro Boscaini - intendiamo sensibilizzare e nel contempo lanciare un appello a tutti i protagonisti del mondo produttivo dell´Amarone. Insieme possiamo condividere politiche di produzione e prezzo che non sviliscano il prodotto e il suo prestigio.

Il Manifesto risponde a una visione di politica enologica che riteniamo essere fondamentale, basata sulla qualità e non sulla quantità. Infatti - ha proseguito Boscaini - da qualche anno, in Valpolicella, assistiamo a un fenomeno di sovrapproduzione, a fronte di una contrazione sul versante dei prezzi e, di rimbalzo, dei ricavi per i produttori. Nel 2008 sono stati venduti 6,75 milioni di litri di Amarone, mentre l’anno scorso 9 milioni. In termini di bottiglie questo significa che siamo passati da 9 a 12 milioni nel giro di due sole annate (2006-2007). Diversi, invece, i numeri sul fronte del fatturato legato all’Amarone che - ha spiegato Boscaini - anziché crescere ha registrato un andamento opposto: a fronte di un + 33% sui volumi, l’asticella del valore ha perso il 16%, con una flessione da 81 milioni di euro a 68 milioni di euro.

Per difendere la qualità e l’eccellenza dell´Amarone, la neonata Associazione si è data pochi, ma precisi obiettivi, adottando, sul piano tecnico, un disciplinare volontario, che rende ancora più selettive le maglie del regolamento: grado alcolico minimo di 15 gradi, estratto secco più elevato, immissione sul mercato dopo almeno 30 mesi dalla raccolta, riduzioni o rinuncia unanime alla produzione nelle annate più sfortunate. Nessuna svendita in nome di una storia e di una qualità totale che non accetta di essere annacquata.

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