Un convegno per parlare del tartufo abruzzese che può diventare marca territoriale

Tartufo d’Abruzzo: dal prodotto al territorio

  Food and beverage  

Sabato 1° luglio presso il Cinema Pacifico di Sulmona si è svolto il convegno “Tartufo d’Abruzzo: dal prodotto al territorio”, promosso dal “Consorzio Tuber il Tartufo abruzzese”, fondato con atto redatto il 4 agosto 2004 e registrato il 6 agosto dello stesso anno presso l’Ufficio del Registro di Sulmona. La sede legale del Consorzio è a Sulmona (AQ al Km 97+20 della S.S. n. 17.

L´organizzazione del convegno è stata curata dalla Carsa, la prima agenzia di comunicazione integrata italiana che opera dal 1979 sul territorio nazionale con una specializzazione completa sul tema dell’Ambiente e che ha acquisito anche la Certificazione di Qualità “UNI EN ISO 9001:2000.

Protagonista del convegno il futuro del Tartufo d’Abruzzo, che ha una qualità superiore o eguale ad altri tartufi provenienti da aree più note come l’Umbria, le Marche e il Piemonte, ma è ancora poco promosso e spesso la sua identità si perde o si confonde con quella di territori storicamente più conosciuti.

L’iniziativa del Consorzio rientra in un ampio e articolato programma di promozione, valorizzazione e difesa del tartufo abruzzese avviato dal Consorzio, nell’ambito del PSR 2000-2006 Abruzzo Misura M - Anno 2005, per affermare e consolidare la sua immagine di prodotto d’eccellenza per il territorio di origine e per la gastronomia abruzzese. Un programma che mira ad aprire nuove prospettive per il tartufo abruzzese comunicando, in primo luogo agli Abruzzesi e in secondo luogo ai principali stakeholder del settore turistico enogastronomico, che “l’Abruzzo è terra di Tartufi”.

L’Abruzzo, infatti, per la particolare vocazione dei suoi terreni, per le sue condizioni climatiche e ambientali, è uno dei maggiori produttori di tartufi in Italia: in questa regione ci sono circa 500.000 ettari di tartufaie naturali, che rappresentano il 40% del territorio complessivo, concentrati in particolare nelle zone collinari e montane delle province di L’Aquila e di Chieti. Il 15% della produzione abruzzese è dato dal pregiatissimo tartufo bianco, un terzo proviene dal tartufo nero, mentre il tartufo scorzone o d’estate copre il resto della produzione. Alle produzioni spontanee si associano in modo sempre più prevalente quelle da tartufaia: impianti coltivati e specializzati capaci di rese elevate e costanti. I consorziati coltivano e producono i tartufi secondo gli standard dell’agricoltura biologica e si stanno attivando per ricevere il marchio Dop.

Opinione pubblica, istituzioni, operatori economici, produttori e consumatori sono stati sensibilizzati nel corso del convegno circa l’opportunità di trasformare il Tartufo d’Abruzzo da prodotto no logo a marchio di qualità, attraverso la costruzione di un’identità nuova e territorialmente forte, in grado anche di valorizzare in chiave turistica e commerciale la regione.

Giovanni Scotti

Principali varietà di tartufo abruzzese

Tartufo bianco

Tuber magnatum “Pico”

È una specie pregiatissima. In Abruzzo è diffuso più di quanto si pensi: ricche aree di produzione si trovano in provincia di Teramo (Campli, Cesa Castina, Castelli), Chieti (Quadri, Pizzoferrato, Borrello, Roio del Sangro) e L’Aquila (Marsica, Carsolano e Val Roveto). Periodo standard di raccolta: inizio ottobre/fine dicembre.

Nero pregiato

Tuber melanosporum “Vittadini”

Il Tartufo Nero predilige suoli calcarei poco profondi e brecciosi, come quelli dell’Abruzzo aquilano, della Valle Peligna e della Marsica. È presente sul versante meridionale della Maiella e su quelli orientali del Gran Sasso e dei Monti Gemelli. Predilige le latifoglie ed in particolare la roverella. Periodo standard di raccolta: metà novembre/metà marzo

Tartufo Scorzone

Tuber aestivum “Vittadini”

Lo Scorzone, definito anche tartufo d’estate, cresce prevalentemente sotto latifoglie anche in aree costiere. Periodo standard di raccolta: fine maggio/fine ottobre

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