I Musei del Cibo

Parma, Capitale dell’Arte e del Gusto

  In viaggio tra gusto e cultura  

Museo del Parmigiano Reggiano, Soragna – Casello Meli-Lupi. Museo del Prosciutto, Langhirano – Foro Boario. Museo del Salame di Felino, Felino – Castello di Felino. Hanno riaperto completamente rinnovati e con nuovi programmi, i Musei del Cibo, originale proposta culturale e gastronomica che non poteva avere sede in altro luogo se non nella Food Valley italiana ovvero la provincia di Parma. I Musei sono dedicati al Parmigiano Reggiano, al Prosciutto e al Salame di Felino e in futuro al Pomodoro e alla Pasta e poiché non bisogna solo sapere ma anche provare, con il biglietto d’ingresso il visitatore “acquista” la visita alle curiose e suggestive raccolte di strumenti, documenti storici, macchinari d’epoca, ma anche un assaggio dei prodotti ai quali i Musei sono intitolati.

Il Museo del Parmigiano Reggiano ha sede nello storico Casello ottocentesco che sorge all’ombra della Rocca Meli-Lupi di Soragna a pochi passi dalla piazza del paese, in un’area ricca di castelli e di ricordi verdiani tra i fasti della pittura cinquecentesca e manierista, oasi naturali e parchi storici di rara bellezza e suggestione, sapori densi ed inimitabili lungo la Strada del Culatello. Il Parmigiano Reggiano classico è prestigioso formaggio italiano, noto e apprezzato in tutto il mondo, che vanta origini antiche. A metà del Trecento Boccaccio, nel suo Decamerone, cita il Parmigiano per condire i maccheroni e i ravioli. Nel Paese di Bengodi, dove chi più dorme più guadagna, troviamo, infatti, una montagna enorme di formaggio grattugiato dal quale ruzzolano grossi ravioli e maccheroni d’ogni forma cotti in brodo di cappone. Decantato e glorificato quindi l’insuperabile Parmigiano Reggiano da grandi poeti e letterati! La Corte Castellazzi, sede del Museo del Parmigiano, è composto dalla casa colonica con stalla e fienile e dal prezioso caseificio di forma circolare con colonnato, fatto erigere dal Principe Casimiro Meli – Lupi intorno al 1848 e attivo fino al 1977, dove si trovano esposti gli strumenti e gli attrezzi impiegati nella lavorazione del Re dei formaggi. Oltre 120 oggetti databili tra il 1800 e la prima metà del Novecento e un centinaio di immagini, disegni e foto d’epoca illustrano, all’interno di un edificio adibito per secoli alla produzione del formaggio, l’evoluzione della trasformazione del latte e le fasi della stagionatura e della commercializzazione del Parmigiano Reggiano. E infine il Museum Shop dove è possibile acquistare e degustare l’insuperabile prodotto. Per i gourmet e i cultori della buona tavola infatti il Parmigiano si presta ad essere assaporato in ogni occasione, con ogni pietanza e in abbinamento ai piatti più raffinati offerti dai ristoranti del luogo. Come meglio poter conoscere la sua grandezza se non visitando questo Museo in un coinvolgimento totale dei sensi!

Il Museo del Prosciutto sorge a Langhirano che del prosciutto è la capitale riconosciuta, nel complesso integralmente restaurato dell’ex Foro Boario, splendida architettura rurale del 1928, storicamente destinata alla contrattazione del bestiame, in una zona fortemente caratterizzata dalla lavorazione e dalla stagionatura delle carni suine. Langhirano è un’oasi di pace, caratterizzata dalla dolcezza del clima e dell’aria, dai suggestivi vigneti e dallo straordinario Castello di Torrechiara meraviglioso nelle sue camere affrescate: il Salone dei Giocolieri con i nudi del Baglione che si prodigano in acrobatici esercizi sui leoni fino a formare una fantastica piramide umana, la Sala della Vittoria dove una Vittoria vola al centro di uno squarcio di cielo, la sala degli Angeli dedicata interamente agli Sforza, il Salone degli Stemmi... e la Camera d’Oro il più alto esempio di camera votiva ed erotica in Italia dove l’amante di Pier Maria dei Rossi, Bianca Pellegrini in abiti da viandante, percorre tutte le proprietà dell’amato! In uno dei meravigliosi affreschi è riprodotto anche il maiale. Proprio in questa località da sogno nasce il Museo del Prosciutto. Vera delizia per il palato, Sua Maestà il prosciutto di Parma “pretende”, considerata la sua regalità e la sua fama, non solo di essere gustato ma di essere anche “degustato” e che a lui si dedichi un intero museo per decantarne le qualità! Il percorso espositivo ricostruisce, da una parte, il processo di produzione dei pregiati prodotti dell’Arte “salumaria” parmense “dal Suino ai Salumi”, dall’altra costituisce una sorta di viaggio ideale dall’antica norcineria fino alle metodologie della produzione odierna. Otto le sezioni tematiche che esibiscono materiali fotografici, documenti storici, macchinari e proiezioni audio-visive, dedicate al territorio, alle razze suine determinanti per la qualità dei prodotti,, al sale e al suo fondamentale ruolo alimentare, storico e politico, alla norcineria e ai suoi gesti antichi, ai numerosi salumi della tradizione parmense, straordinaria ricchezza gastronomica, alla lavorazione del prosciutto e al ruolo del Consorzio del Prosciutto di Parma nella salvaguardia della qualità. La visita si conclude nella sala degustazione: una vera Prosciutteria dove vengono serviti i Salumi e i prodotti del territorio. Ma prosegue nei dintorni, all’ombra della Romanica Pieve di San Michele Cavana o nel Chiostro silenzioso della Badia benedettina di Torrechiara, fra i capolavori d’arte della Fondazione magnani Rocca e lungo le numerose tappe della Strada del Prosciutto e del Vino dei Colli dove ogni sosta offre nuovi sapori e nuove emozioni.

E finalmente eccoci arrivati al Museo del Salame Felino, la cui degna dimora sono i magnifici locali delle cantine del Castello di Felino. Costruito nell´890 dal Nobile Marchese Luppone venne ampliato e fortificato raggiungendo il massimo splendore con Pier Maria dei Rossi, famiglia così potente da poter combattere con un Imperatore o trattare con un Papa, oggi ospita un ristorante di charme. Appartenuto in successione ai Pallavicino, agli Sforza e poi ai Farnese, l’antico feudo di Felino domina la vallata fra i torrenti Parma e Baganza. Per la sua posizione strategica il Castello fu al centro di secolari dispute territoriali. Splendidamente affrescato dagli stemmi dei vari casati ora è anche sede del Museo del salame! Anche se qualcuno lo identifica in un bassorilievo antelamico del Battistero di Parma (XIII sec.) il primo documento relativo al salame rintracciato a Parma risale al 1436 quando Niccolò Piccinino al soldo del Duca di Milano ordinò che gli si procurassero “porchos viginti a carnibus pro sallamine” ovvero venti maiali per fare salami! Il Museo rappresenta un’occasione per far conoscere e apprezzare non solamente l’essenza del Principe dei Salami ma il territorio e la comunità di cui è espressione, a partire dalla qualità delle materie prime fino alla sapienza delle mani che continuano a lavorarlo. Organizzato in cinque sezioni, il percorso di visita inizia con le testimonianze storiche del rapporto tra Felino ed il suo prodotto-simbolo, senza tralasciare la storia del famoso maiale nero parmigiano. La seconda sezione, dedicata alla gastronomia e collocata non a caso negli affascinanti ambienti delle cucine, presenta l’impiego gastronomico del salame a Parma, con un singolare esempio di integrazione tra produzione e consumo in una azienda agricola dei Gesuiti. Si prosegue nella sala grande, dove si trova la sezione relativa a norcineria e produzione casalinga dell’insaccato, con la presentazione video di sequenze fotografiche che raccontano tutte le fasi del "rito" della macellazione. Ancora, un’ampia rassegna di oggetti appartenuti ai norcini e alle famiglie contadine a corredo della sezione, tra i quali in particolare un ‘mantello di un norcino’. La sala successiva racconta la tecnologia di produzione, rappresentandone le caratteristiche salienti dalle origini al periodo pre-industriale, fino alla tecnologia attuale con la ‘carta d’identità’ del prodotto odierno; al centro della sala troneggia una grande macchina insaccatrice da salami. Una sezione riservata alla commercializzazione presenta la documentazione relativa alla vendita del salame di Felino a partire dal Settecento. L’ultima sala è destinata alla visione del video del Museo, che presenta testimonianze toccanti e momenti rievocativi dell’antica tecnica di produzione seguiti da una sequenza sulla produzione odierna.

E i sapori e i profumi continuano nei ristoranti del territorio, con menu a tema legati al saporoso salume e lungo la Strada del Prosciutto e dei Vini dei colli di cui il Museo è tappa. Tradizione storica dei prodotti parmigiani, documenti, macchine ed attrezzi per la lavorazione e la comprensione dell’intero processo, le più importanti immagini della comunicazione, fino all’assaggio del prodotto stesso…questi gli elementi costitutivi dei Musei del Cibo.

Questi Musei vogliono essere luoghi delle fonti e dei racconti, dimostrazione dei modi e delle tecniche, offerta d’esperienza dei sensi e delle cose! I Musei, nella loro composizione in percorsi espositivi, servizi al pubblico, servizi per la didattica e spazi per la degustazione e l’acquisto, si sono assunti il compito di essere luoghi dell’Accoglienza, dell’esperienza dei sensi e della promozione di strumenti di approfondimento delle conoscenze.

Città di aristocratiche tradizioni culturali, ricca di monumenti insigni, di preziosissime opere d’arte, famosa nel nome dei suoi figli più illustri o degli artisti che qui hanno lasciato le loro più importanti opere basti pensare a Correggio, al Parmigianino o Bodoni, agli scrittori che ad essa si ispirarono, a Sthendal che la sognò fantastica nella sua Chartreuse, o ai musicisti come Verdi e Toscanini, Parma è anche la capitale del Gusto, la capitale della buona tavola, che nasce dai gloriosi prodotti della sua terra, che ora si arricchisce ulteriormente grazie a questi Musei davvero suggestivi.

Un’esperienza unica quindi per chi visiterà i pregevoli Musei del parmense, un coinvolgimento totale dei sensi, indimenticabile ed irripetibile.

«Questa è la città delle violette, di Verdi, del Parmigianino, del formaggio e del prosciutto crudo che si stagiona attorno a Langhirano……un insieme incredibile di profumi e di sapori». Harold Rose, Guide to Northern Italy, London, 1964.

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