Una prova di grande umanità in un film di elevato livello artistico

Lo scafandro e la farfalla, il nuovo film di Julian Schnabel

  Cultura e Spettacoli  

Lo scafandro e la farfalla, il nuovo film del regista newyorkese Julian Schnabel, vincitore del premio come Miglior Regia al Festival di Cannes 2007, è ispirato al romanzo omonimo ed autobiografico di Jean-Dominique Bauby, giornalista e capo redattore della rivista francese Elle, divenuto improvvisamente disabile a causa di un ictus.

Nel 1995 Bauby fu colpito da ictus con una sindrome rara che prima lo gettò in un coma profondo e poi lo rese immobile, lasciando lucida e perfettamente consapevole la sua mente. Immobile e incapace di parlare, il giornalista non si perse d´animo, decidendo di dettare lettera per lettera, con uno stratagemma, la storia custodita nel suo corpo. Sbattendo la palpebra sinistra, l´unica parte del corpo che riusciva a muovere, il protagonista creò un sistema di comunicazione per codici che gli permise di trasmettere i suoi pensieri a chi gli stava vicino. Il giornalista pensa, desidera, soffre e grida dentro di sé. È un grido in cerca di una bocca che possa tradurlo in suoni e parole. Il battito delle ciglia che ricorda il battito delle ali di una farfalla si traduce in lettere, e le lettere in parole. L´occhio del protagonista diventa la soglia che permette al pesante e inerte scafandro del suo corpo di liberare, anche se faticosamente, la farfalla dell´anima e del pensiero e comunicare. Bauby dettò il suo libro ad una redattrice del suo editore, Claude Mendibil, che pazientemente annotò, rilesse e riscrisse insieme a lui. Il romanzo fu pubblicato nel 1997, alcune settimane dopo la morte di Jean-Dominique Bauby, avvenuta all´età di 44 anni.

Il lungometraggio riesce a far vivere in diretta ed in primo piano le tappe della vita in ospedale dell´ex giornalista a Berck-sur-Mer: dal risveglio dal coma alla lenta riabilitazione, alla scoperta di un nuovo modo di comunicare.

Nel cast accanto al protagonista Mathieu Amalric, hanno recitato Emmanuelle Seigner (la moglie), Marie-José Crozè (l´ortofonista), Hiam Abbass, Niels Arestrup, Fiorella Campanella, Jean-Pierre Cassel, Emma de Caunes e Max von Sydow (il padre).

Schnabel e Amalric riescono a non fare retorica, commuovono profondamente, liberandosi dal falso pietismo, e raggiungono il risultato grazie a un attento lavoro di flasback che si integra, alla perfezione, con la descrizione di un corpo che da apertura al mondo si è trasformato in sepolcro.

Giovanni Scotti

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