Cosa vedere nulla capitale della Valtellina

Un week end a Sondrio

  In viaggio tra gusto e cultura  

Sondrio, collocato nella parte centrale della Valtellina che si estende da est ad ovest, alla confluenza del torrente Mallero con il fiume Adda, è il centro principale della zona: ha origini antichissime (sono stati trovati reperti preistorici, romani, longobardi), è capoluogo della omonima provincia e, nel 2007, è stata designata "Città alpina dell'anno".

Un fine settimana a Sondrio, gemellata da 60 anni con la città tedesca di Sindelfingen, permette di scoprire antiche stue lignee, che profumano di cembro (un esempio è la cinquecentesca stüa Rigamonti, che prende il nome dall’ultima famiglia proprietaria del Palazzo Pretorio e che, oggi, è l'ufficio del sindaco), il Castello Masegra e i sapori unici dell’enogastronomia valtellinese.

La città non è grande, si attraversa, infatti, in pochi muniti da un capo all’altro.

Il centro di Sondrio è rappresentato da Piazza Garibaldi, la cosiddetta “Piazza Nuova”, realizzata nei primi decenni dell'Ottocento con la costruzione della Regia Strada Postale che spostò il principale asse viario della Provincia soppiantando l'antica e inadeguata via Valeriana.

Nel centro della piazza si trova la statua dedicata all’Eroe dei due Mondi, attorniata da Palazzi in stile rinascimentale e neoclassico, come, ad esempio, il Teatro Sociale del 1821 progettato da Luigi Canonica.

Il teatro, lo ricordiamo, dal 29 ottobre e fino al 6 novembre ha ospitato la 36ma edizione del Sondrio Festival dedicato ai documentari sui parchi: sono state presentate le migliori produzioni mondiali realizzate nei parchi naturali e nelle aree protette di tutto il mondo) e lo storico Albergo della Posta.

Segnaliamo anche Piazza Campello, Piazza Cavour e Piazzale Bertacchi, di recente rinnovate.

Allontanandosi dalla piazza si possono vedere i palazzi delle nobili famiglie valtellinesi (come, ad esempio, Palazzo Sassi de’ Lavizzari, Villa Quadrio o Palazzo Sertoli), le viuzze con le architetture rurali (volte di pietra, corti acciottolate, ballatoi in legno, dove viene coltivata anche la vite) e le storiche botteghe del borgo antico, fino ad arrivare al Castello Masegra o andando in senso opposto fare belle passeggiate lungo i terrazzamenti costruiti pcoltivare la vite.

Lungo il percorso attraverso Sondrio in direzione del Castello Masegra merita una visita particolare il Museo valtellinese di storia e arte (MVSA), ubicato nello storico Palazzo Sassi de' Lavizzari, in Via Maurizio Quadrio 27. dove le opere più colte, come, ad esempio, quelle del fondo della famiglia di pittori valtellinesi Ligari, s’intersecano con quelle più popolari.

Il Museo si compone di sei sezioni, che raccontano la storia e le espressioni artistiche dell’intera Valtellina: si possono scoprire gli antichi nuclei abitativi della valle, partendo dalla preistoria fino all’epoca medievale (Archeologia); ripercorrere i luoghi e le espressioni della fede (Arte Sacra), viaggiare nel Mediterraneo alla ricerca di tesori di inestimabile valore (Collezioni); conoscere un’intera famiglia che dedicò la sua vita all’arte (Ligari); ammirare un’anteprima dell’arte moderna e contemporanea (Novecento); incontrare personaggi importanti della città di Sondrio (Storia). Il museo, lo segnaliamo, è non solo a misura di bambino, con atelier e laboratori creativi, ma realizza anche visite guidate per adulti, riservando esperienze particolari agli utenti con disabilità.

La salita verso Castello Masegra è a tratti tosta, ma viene sicuramente ripagata dalla visita al CAstello delle STorie di montagna (CAST) in Via De' Capitani di Masegra.

CAST, il "museo narrante" allestito fra le mura di Castello Masegra, promuove la cultura montana, che viene raccontata attraverso le 3A che meglio la rappresentano: la A di ARRAMPICATA, la A di ALPINISMO e la A di AMBIENTE. Nei tre livelli del circuito museale.ritroviamo video proiezioni, dispositivi immersivi, immagini e narrazioni che si susseguono.

Lasciata alle spalle Piazza Garibaldi, se il tempo ed il clima lo permettono, consigliamo di effettuare la passeggiata, che, dal centro cittadino di Sondrio raggiunge, dapprima, il Santuario della Madonna della Sassella e prosegue, poi, verso il vicino borgo di Castione Andevenno lungo i terrazzamenti vitati ad ovest di Sondrio, la cui arte di costruzione è stata dichiarata patrimonio UNESCO.

Superato il ponte sul torrente Mallero che scende dalla Valmalenco, dunque, si percorre la via Valeriana, dove sono state costruite sei Cappelle del Sacro Monte, dedicate ai misteri del Santo Rosario. Oggi ne restano, però, solo quattro.

Come, ad esempio, la Cappella della Madonna Annunziata, chiamata familiarmente “la Madonna della Rocca” perché la statua che raffigura la Vergine inginocchiata presso un leggio regge nella mano sinistra la conocchia (chiamata rocca in dialetto locale). La cappella, costruita nel 1713, è stata recentemente restaurata.

Si imbocca, quindi, l'antica via Valeriana che corre ai piedi della montagna per imboccare, poi, il sentiero che si immerge tra i vigneti, dove da secoli si produce il vino «Sassella».

L'ambiente naturale è molto suggestivo ed è ricco di un'interessante vegetazione, fra cui segnaliamo in particolare gli spinosi "fichi d'India" con i loro stupendi fiori gialli e i frutti rossi.

SI raggiunge, così, lo spiazzo dove sorge il Santuario della Beata Vergine Annunciata, più noto come "Madonna della Sassella". Segnaliamo che, sotto la chiesa, sono stati trovati i resti di altri due edifici di culto e di una struttura che serviva al presidio della via..

Sulla lunetta del portale si può ammirare una Natività scolpita ad altorilievo su marmo bianco ed opera probabilmente di maestranze di ambito rodariano, operanti nel Rinascimento in Valtellina.

All'interno del Santuario, piccolo ma riccamente decorato, spiccano nel presbiterio gli affreschi cinquecenteschi del comasco Andrea De Passeris e una piccola vetrata policroma che irradia l'abside con la sua mistica luce.

Tornati all’esterno, spostandosi verso la parete esterna, lungo la via Valeriana, si può ammirare una raffigurazione di San Cristoforo, protettore dei viandanti.

Sul lato ovest del piazzale antistante la chiesa, sistemato intorno al 1730, si trova una torre che faceva parte di un progetto che prevedeva la costruzione di diversi fabbricati per il deposito delle merci durante i mercati e le fiere che si tenevano davanti alla chiesa.

Proseguendo verso Castione Andevenno, a poca distanza dal Santuario della Sassella, sulla destra c’è un’area dominata dalla presenza di una falesia di roccia attrezzata, che, dal 2008, è divenuta una palestra di arrampicata che richiama appassionati da tutta la provincia, grazie alla varietà di offerte dedicate sia ai principianti sia ai climber più esperti.

Proseguendo ci si ritrova davanti ad un edificio che appartiene alla casa vinicola Triacca, che in questa zona è proprietaria di diversi vigneti.

I vigneti intorno a Sondrio, dove da secoli si producono il Sassella (nella zona a nord-ovest della città dove ci si trova ora) e il Grumello (zona nord, nord-est di Sondrio), sono uno dei più spettacolari esempi di trasformazione umana del territorio da parte dell'uomo.

La perfetta architettura che il vigneto conferisce al paesaggio, lo sottolineiamo, è il risultato di un lavoro certosino che si protrae quasi immutato lungo l'intero anno da molti secoli. Anche per questo, oggi il paesaggio vitato della Valtellina è orgogliosamente inserito tra i patrimoni UNESCO.

Subito dopo la vendemmia del nebbiolo,i contadini lasciano riposare il vigneto, e, tra dicembre e gennaio, eseguono la potatura dei tralci tagliando la parte che ha fruttificato; a febbraio i tralci vengono piegati ad arco con un'operazione che i contadini chiamano "drizzà". Quando spuntano le prime gemme, i tralci piegati vengono legati ai paletti con i ramoscelli dei salici, e ogni quindici giorni, a partire da metà maggio fino a venti giorni prima della vendemmia, la vite verrà attentamente curata per evitare l'attacco di parassiti e quindi il vanificarsi del lavoro di un intero anno.

La lavorazione dei vigneti in Valtellina, quindi, non rappresenta solo una attività economica ed una pratica agraria, ma è anche profondamente impregnata dei tratti caratteristici della cultura contadina locale. Da tempi antichissimi, infatti, i contadini valtellinesi regolano il loro lavoro sulle fasi della natura e, nell'universo simbolico del contadino valtellinese, la vite ha rappresentato a lungo il simbolo stesso della vita.

Visitando Sondrio è d’uopo assaporare i pizzoccheri, la bresaola della Valtellina IGP, i formaggi a latte crudo, gli sciatt con l’insalatina, i taroz, accompagnati dal vino rosso di Valtellina da uve da uve nebbiolo.

I piccoli produttori che operano lungo i 67 KM della Strada del Vino di Valtel realizzano vini come, ad esempio, il Valtellina Superiore SASSELLA DOCG, il Valtellina Superiore GRUMELLO DOCG, il Valtellina Superiore INFERNO DOCG, il Valtellina Superiore VALGELLA DOCG, il Valtellina Superiore MAROGGIA DOCG ed il Rosso di Valtellina DOC.

Giovanni Scotti

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