La mostra “Domenico Gnoli” può essere visitata fino al 27 febbraio 2022.

Milano, Fondazione Prada: la mostra su Domenico Gnoli

  Cultura e Spettacoli  

A Milano, nella sua sede di Largo Isarco2, frutto della riconfigurazione architettonica, operata dallo studio Rem Koolhaas, dello stabilimento, costruito nel 1910, che ha ospitato la distilleria, la Società Italiana Spiriti, la Fondazione Prada sta presentando la mostra “Domenico Gnoli” (Roma, 1933 - New York, 1970).

A più di cinquant’anni dalla scomparsa dell’artista Domenico Gnoli, la retrospettiva si inserisce in una sequenza di mostre di ricerca che la Fondazione Prada ha deciso di dedicare a figure di outsider come Edward Kienholz, Leon Golub e William Copley, difficilmente assimilabili alle principali correnti artistiche della seconda metà del Novecento.

La Fondazione Prada rilegge l’attività di Domenico Gnoli, documentando le connessioni con la scena culturale internazionale del suo tempo e suggerendo risonanze con la ricerca visiva contemporanea.

La mostra “Domenico Gnoli”, concepita da Germano Celant ed allestita dallo studio 2x4 di New York, sviluppa, inoltre, le intuizioni di chi, in passato, ha interpretato l’artista dal punto di vista storico e critico in modo originale, riconoscendo l’ispirazione che Gnoli ha trovato nel Rinascimento ed evidenziando il valore narrativo delle sue opere.

In mostra, nei due piani del Podium, evocando, così, la disposizione e le caratteristiche degi ambienti museali novecenteschi, si possono, dunque, ammirare più di 100 opere realizzate dall’artista nel periodo 1949 / 1969 accompagnate da altrettanti disegni. La mostra è articolata in due sezioni, una cronologica ed una documentaria con materiali storici, fotografie ed altre testimonianze, che contribuisce a ricostruire il percorso biografico e artistico di Domenico Gnoli,

La carriera di Domenico Gnoli, nipote di Domenico e figlio di Umberto Gnoli, entrambi critici e storici dell’arte, lo ricordiamo, è iniziata nel segno della duplicità: da una parte il suo lavoro di scenografo, disegnatore di costumi ed illustratore, e dall’altra l’opera pittorica. Nel 1955 le sue scenografie per la commedia pastorale Come vi piace (As You Like It) di William Shakespeare, presentata all’Old Vic di Londra ricevono un grande consenso e lo fanno conoscere anche negli Stati Uniti. Dal 1959, l’artista vive tra Roma, New York, dove espone in diverse gallerie e lavora come illustratore per riviste e pubblicazioni, Parigi e Londra. Dal 1963, poi, si stabilisce a Deià nell’isola di Maiorca.

Nel 1964, anno della consacrazione internazionale di Robert Rauschenberg, Leone d’oro alla Biennale di Venezia, Domenico Gnoli compie un salto linguistico che lo porta a far emergere la sua pittura analitica accanto ai risultati ottenuti come scenografo e illustratore.

In una lettera dell’anno successivo l’artista stesso racconta questo sviluppo: Ho sempre lavorato [come pittore] come adesso, ma non lo si vedeva, perché era il momento dell’astrazione. Solo ora, grazie alla Pop Art, la mia pittura è diventata comprensibile. Mi servo sempre di elementi dati e semplici, non voglio aggiungere o sottrarre nulla. Non ho neppure avuto mai voglia di deformare: io isolo e rappresento. I miei temi derivano dall’attualità, dalle situazioni familiari della vita quotidiana; dal momento che non intervengo mai attivamente contro l’oggetto, posso avvertire la magia della sua presenza”. Da allora la sua traiettoria incrocia i percorsi del minimalismo, dell’iperrealismo e della Pop Art, anche se, come ha osservato lo scrittore francese André Pieyre de Mandiargues, “lo stile pittorico di Gnoli nel momento stesso in cui descrive le cose banali che compongono l’ambiente dell’uomo, le illumina. Illustrandole le nobilita; mentre gli artisti pop le volgarizzano.

Dalle opere esposte si comprende come Domenico Gnoli si senta parte di una tradizione di pittura italiana “non eloquente” che deriva dalla lezione di Masaccio e Piero della Francesca e continua con Piranesi, de Chirico, Carrà, Severini e Campigli. Il suo lavoro è influenzato anche da grandi artisti contemporanei come Bacon, Balthus, Dalí, Magritte, Shahn e Sutherland.

La visita della mostra può essere l’occasione per visitare la sede della Fondazione Prada, che ai sette edifici preesistenti (magazzini, laboratori e silos) ha aggiunto tre nuove strutture: da non perdere, ad esempio, la Haunted House (Casa degli spiriti), uno degli edifici originari della distilleria, sulla cui superficie esterna è stato steso uno strato di foglia d’oro, ben visibile in lontananza, o il Bar Luce, progettato dal regista Wes Anderson, che ricrea l’atmosfera di un caffè della vecchia Milano con il soffitto a volta, che ripropone la copertura della Galleria Vittorio Emanuele ed arredi, che rimandano all’Italia anni Cinquanta..

Info: www.fondazioneprada.org.

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