Nel linguaggio sportivo, la parola coach indica l’allenatore , colui che aiuta l’atleta a esprimere tutta la sua potenza fisica e tecnica, a tirar fuori l’energia, la carica e le risorse necessarie ad affrontare la sfida della gara

Coaching: il processo che aiuta individui e gruppi di persone a realizzare obiettivi, ottenere risultati, migliorare le proprie performance professionali

  Novità aziendali   

Il coaching, nelle sue varie forme, è dunque un veicolo di potenziamento, di crescita verso una meta desiderata: la vittoria nel caso sportivo, il miglioramento delle performance e della propria situazione professionale nel caso dell’executive o del career coaching. Il suo obiettivo principale è far emergere le nostre capacità: a differenza dei modelli formativi tradizionali, non cerca quindi di trasferire competenze e informazioni, ma accende le risorse che in noi sono presenti, dandoci modo di attingere ad esse per ottenere ciò che ci serve e desideriamo.

Abbiamo incontrato la Dr.ssa Manuela Prestipino, che da più di vent’anni opera come Manager e come Consulente per le Risorse Umane ed oggi è anche un Coach.

Abbiamo avuto l’occasione e l’opportunità di approfondire quella che lei definisce “una metodologia finalizzata alla valorizzazione della persona, delle sue capacità, delle sue potenzialità inespresse”.

Sulla base della sua esperienza, in quali casi o situazioni  le aziende utilizzano il  Coaching?

“Le aziende”, afferma Manuela Prestipino, “utilizzano il coaching nelle situazioni più diverse: quando devono gestire un cambiamento e quindi ridefinire modelli di comportamento e modus operandi, quando devono rendere più incisive le capacità gestionali dei loro manager, quando vogliono migliorare la comunicazione e le relazioni, quando si propongono di abbassare il livello di conflittualità e, più in generale, ogni volta in cui i vertici aziendali comprendono che lavorare sullo sviluppo e sul potenziamento delle capacità individuali può essere di giovamento all’organizzazione. 

Quali sono i benefici del coaching?

Il coaching non è un processo standard ma è estremamente personalizzato. I temi su cui si sofferma non sono stabiliti a priori ma sono quelli che più premono al nostro Cliente.  Il reale beneficio del coaching è proprio questo: l’essere a servizio dell’individuo e di quelle che sono le sue grandi tematiche individuali da monitorare, migliorare, risolvere.  Manager con gli stessi percorsi in azienda, con lo stesso tipo di formazione e forma  mentis, con storie professionali molto simili, possono focalizzare la loro attenzione su temi e problematiche  totalmente differenti. Un Sales Manager, mio Cliente, gestisce con successo collaboratori da circa vent’anni. Un anno fa ha deciso di migliorare la sua gestione del tempo e ritrovare uno spazio da dedicare ai figli adolescenti che vuole seguire   più da vicino. Un altro Cliente, nello stesso ruolo, ha deciso di dialogare in modo  più distensivo con alcuni colleghi di altre funzioni, perché “ è stufo di fare la guerra in azienda, di perdere un mucchio di tempo ed energie, di dormir male la notte” . Il Coaching mira alla risoluzione di ciò che rallenta od ostacola la crescita , la performance, il benessere del singolo individuo, in qualsiasi contesto e in qualsiasi ruolo. E’ questo il reale vantaggio.

Se volessimo presentare il processo di coaching in poche parole, come potremmo schematizzarne i principi?

Farlo in  poche parole non è semplicissimo ma possiamo provare.

Il processo di coaching parte dalla possibilità di innalzare il proprio livello di consapevolezza. Ognuno di noi ha delle “zone cieche”, dei comportamenti, degli schemi, delle abitudini radicate  che, incredibilmente, non sa di avere  ma che esistono e ci condizionano nella vita e nel lavoro.

Il coaching permette di “vedere ” queste zone d’ombra e di decidere cosa farne. Qualche esempio: possiamo eliminare il nostro pregiudizio su un collega solo se riconosciamo di avere “quel” pregiudizio.

Possiamo gestire meglio una riunione se riusciamo a vedere qual è il nostro limite o lo schema fisso che adottiamo e che magari non funziona.

Scegliere la propria soluzione, essere protagonisti e artefici del proprio cambiamento è un altro principio chiave.. Il processo di coaching si basa sull’assunto che ogni individuo ha una sua unicità e ha in sé la sua soluzione. Deve solo trovarla, riconoscerla, esprimerla. .

A fronte di un problema, un “consulente” o un “ mentore” suggerirebbe la strada da percorrere. Un Coach invece aiuta l’individuo a trovare in sé le sue risposte, perché solo quelle gli consentiranno di percorrere strade che per lui hanno senso.

Decidere e responsabilizzarsi: è il principio che consente di definire un piano d’azione preciso per arrivare alla soluzione che si è individuata e di portarlo a termine, con volontà e fermezza. 

E infine avere costanza nell’agire perché il Coaching è, più di ogni altra cosa, un allenamento.Come un atleta deve allenarsi con determinazione e impegno per migliorare i suoi tempi e le sue prestazioni, così un Manager deve sperimentare nuovi comportamenti e nuove soluzioni nella vita quotidiana. Allenarsi e mettersi alla prova, avendo sempre chiaro l’obiettivo da raggiungere è l’abc operativo del coaching.

 Ma come si svolge un processo di coaching?

Dicevo prima che il coaching è innanzitutto un allenamento individuale e in quanto tale non ha nulla di standardizzato.

Non ci sono dunque durate o modalità standard. La durata di un buon percorso può variare dai 5 -6 mesi a un massimo di 15 – 18 mesi, con incontri a cadenza variabile, preferibilmente quindicinale. La durata di ogni incontro può variare anch’essa ma quella media , nella mia esperienza, è di circa due ore.

Dopo una fase iniziale di messa a fuoco dei temi chiave, nel corso del singolo, incontro il Cliente sceglie l’argomento della conversazione, parla, esplora i suoi temi, identifica gli obiettivi che vuole raggiungere.

Il risultato di quest’indagine è una mappa precisa degli obiettivi prioritari su cui operare.

Iniziato il ciclo di incontri ,questi macro-obiettivi, vengono “scomposti” in  obiettivi operativi e pratici, specifici, raggiungibili, e su questi punti chiave si  lavora insieme al coach.

Supportato dal Coach, il Manager elabora un proprio piano d’azione e poi prova ad agire concretamente nella quotidianità per sperimentare nuovi comportamenti, seguendo i tempi e i modi concordati col proprio coach;

si allena nella sua vita reale e poi, alla sessione successiva, analizza i progressi fatti e i risultati ottenuti ma, anche,  ciò che deve ulteriormente migliorare.

Nessun miracolo, dunque, nulla di “filosofico” ma molta concretezza, azioni specifiche finalizzate a ottenere, passo dopo passo,  i propri miglioramenti nelle prestazioni professionali  e nelle relazioni interpersonali. Su una strada parallela a questa, durante il percorso di coaching, cresce anche la parte più “profonda” della Persona che, oltre a comportamenti e prestazioni di cui occuparsi e preoccuparsi, ha anche un suo mondo di valori e di emozioni da esprimere e, come concordano ormai molte aziende su questo punto, da tenere in seria considerazione

Giovanni Scotti

 Versione stampabile




Torna