L’azienda veneta si rafforza sul mercato domestico lanciando il proprio canale e-commerce, puntando ad ampliare la presenza a scaffale nelle principali insegne della GDO

Pasta Sgambaro: lo shop online sostiene la crescita in Italia

  Food and beverage  

Dopo aver chiuso il 2020 con una crescita del 6% a €21 milioni di fatturato, lo storico Pastificio Sgambaro di Castello di Godego (Treviso), fondato da Tullio Sgambaro nel 1947, che produce pasta buona, sana, sicura, di altissima qualità, frutto del sapere trasmesso all’interno della famiglia e delle intuizioni degli attuali membri alla guida dell’azienda, aggiunge un altro tassello della strategia di sviluppo in Italia lanciando il suo negozio online: www.shop.sgambaro.it.

La pasta Sgambaro, prodotta, da vent’anni, solo con grano duro italiano, diventa, così, disponibile in maniera capillare in tutto il Paese, mentre prosegue anche il lavoro dell’azienda per ampliare la sua presenza a scaffale ed entrare, così, in nuove insegne della GDO. Tale sforzo è sostenuto anche da una campagna pubblicitaria con protagonista lo chef Bruno Barbieri, che, a gennaio 2021, è arrivata sulla reta ammiraglia della RAI, dopo il debutto su Sky e Mediaset.

L’eccellenza di Sgambaro è riconosciuta in entrambi gli emisferi, dall’Islanda al Sudafrica e all’Australia. - racconta Pierantonio Sgambaro, co-amministrazione delegato del pastificio insieme al fratello Roberto - La grande sfida è far conoscere la nostra pasta e la nostra filosofia, che mette al centro di ogni scelta il benessere del consumatore finale, proprio in Italia. Arriviamo pronti a questa fase di sviluppo, dopo esserci focalizzati sul prodotto e aver dotato l’azienda di basi solide per competere in un segmento così importante per il comparto food italiano.

2001-2021: vent’anni di pasta 100% italiana - Lo storico pastifico veneto ha scommesso sul grano duro italiano e sulla filiera corta già nel 2001, quando il mercato invece optava per la materia prima estera, più economica di quella locale. La scelta di Sgambaro è stata dettata dalla volontà di portare sulla tavola degli italiani un prodotto sicuro, privo di diserbanti come il glifosato o di antiparassitari usati per conservare il grano, in particolare durante il trasporto via nave. Il rapporto diretto con gli agricoltori della Penisola e la possibilità di immagazzinare il grano appena raccolto nei propri silos per poi lavorarlo nel mulino interno assicurano a Sgambaro un controllo diretto sulla materia prima sin dal campo. Il pastificio è riuscito a dimostrare come anche in Italia sia possibile selezionare un grano duro di standard elevati (valore minimo di proteine al 15% e una qualità del glutine adatta alla pastificazione), aprendo una strada oggi percorsa da molte realtà del settore.

Lo shop online: dall’Etichetta Gialla alla linea Bio - Lo “scaffale online” di Sgambaro offre sia la linea Etichetta Gialla - prodotta con il mono-varietale “Marco Aurelio” selezionato dall’azienda in collaborazione con la Società Italiana Sementi (SIS) e un gruppo di agricoltori, oggi coltivato tra Emilia-Romagna, Puglia e Lazio - sia la linea Bio che include pasta prodotta con grani e cereali speciali come farro e quinoa. Il pastificio è pioniere nel segmento biologico in Italia e oggi detiene la leadership nel kamut e nel farro dicoccum con una quota di mercato in GDO del 24%.

Riflettendo il concetto grafico della confezione della pasta, il layout dell’e-shop di Sgambaro è essenziale e immediato: le informazioni sono presentate in maniera chiara per rendere più semplice la navigazione.

Sul fronte spedizioni, particolare attenzione è data all’imballaggio: dai pacchi, allo scotch fino al materiale di riempimento, tutto è di carta. Gli stessi sacchetti della pasta sono riciclabili al 100%. Dopo una prima fase di rodaggio, Sgambaro punta a sensibilizzare i clienti all’acquisto di un ordine minimo di 5 chilogrammi di pasta per limitare le emissioni. L’attività di logistica rientrerà, infatti, nel percorso Climate Positive intrapreso dall’azienda lo scorso anno con l’obiettivo di arrivare, entro il 2030, a catturare più anidride carbonica di quanta emessa in ogni fase della propria attività, dalla produzione del grano fino alla consegna della pasta.

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