La mostra può essere visitata fino al 18 aprile 2021

Padova, Palazzo Zabarella: I Macchiaioli, capolavori dell’Italia che risorge

  Cultura e Spettacoli  

Da sabato 24 ottobre al 18 aprile 2021 a Padova, Palazzo Zabarella ospita la mostra I Macchiaioli, capolavori dell'Italia che risorge, curata da Giuliano Matteucci e Fernando Mazzocca

Oltre cento capolavori testimoniano il mondo fortemente emotivo dei Macchiaioli, che nell’800 raccontarono i valori dell’uomo, dell’uomo eroico e instancabile, della sua forza e del suo coraggio, della sua voglia di ripartire giorno dopo giorno a dispetto di qualsiasi difficoltà.

I Macchiaioli, spiriti indipendenti e rivoluzionari, caldi di fervore patriottico e saldi negli affetti, dipingevano ciò che il “vero” offriva ai loro occhi.

Epicentro delle loro idee e delle loro battaglie per l’affermazione di una nuova estetica che mettesse l’uomo, la realtà e la natura al centro è stato il fiorentino Caffè Michelangiolo.

I Macchiaioli hanno saputo cogliere le emozioni e i valori dell’uomo in ogni singolo momento di vita quotidiana, in ogni sorriso o fatica umana, in ogni paesaggio e natura incontaminata.

Pieno di sogni ed emozioni vitali, forte di un’anima potente e vera che, da sempre, contrasta la morte, anche l’uomo di oggi è un uomomacchiaiolo”, che sa cogliere la vita in modo pieno, totale e profondamente eroico.

Agli occhi dei visitatori può, così, rivivere, il mondo affascinante e ricco di stimuli del Macchiaioli, il mondo degli artisti che si sono mossi tra Firenze, Roma, Milano, Venezia, le spiagge e le colline, le campagne e i borghi, e dei loro amici e sostenitori, lontano dai riconoscimenti della critica ufficiale, grazie alla loro audace rivoluzione visiva

In mostra possiamo, ad esempio, ammirare gli uomini e le donne di oggi, macchiaioli ieri, macchiaioli oggi: le pescivendole di Signorini, il merciaio di La Spezia, l’erbaiola di Fattori, le signore al sole di Cabianca, le bambine che fanno le signore di Lega, la gente al mercato di via del Fuoco, le madri raggianti e piene di vita di Banti, i bambini colti nel sonno, la donna che legge il giornale di Adriano Cecioni.

La mostra sui Macchiaioli, tanto amati e popolari, ma con molti segreti ancora da svelare, con storie e personalità da far scoprire, appare più che mai consona ad una stagione di "ripartenza" dopo l’emergenza sanitaria ed economica da COVID 19.

E’, pertanto, una mostra-evento: il suo intento, infatti, è quello di riaprire un capitolo importante della nostra storia artistica, quella macchiaiola appunto, e lo arricchisca servendosi di punti di vista inediti e di una ricerca scientifica rigorosa, attraverso fonti spesso trascurate, come quella rappresentata dalla nutrita schiera di collezionisti e di mecenati, una fitta rete intessuta intorno a maestri noti come Silvestro Lega, Giovanni Fattori, Giovanni Boldini, Telemaco Signorini, e altri meno noti, ma non meno significativi, come Adriano Cecioni, Odoardo Borrani, Raffaello Sernesi, Vincenzo Cabianca.

Tutto questo, grazie a una serie di accurate ricerche, condensato appunto nella mostra curata da Giuliano Matteucci e Fernando Mazzocca, con il decisivo contributo in catalogo di Silvio Balloni e Claudia Fulgheri. Verrano presentate dunque opere famose, intensi capolavori, accanto a quadri che offrono sguardi inediti. E soprattutto si potranno finalmente "incontrare" personaggi che hanno affiancato e sostenuto il lavoro dei maestri: colleghi pittori che ne hanno subito intuito la portata innovativa e di sicuro valore artistico, come Cristiano Banti, Michele Gordigiani, Ernesto Bertea. Amici mecenati che spesso li accolsero nelle loro famiglie, come i Cecchini, i Bandini, i Batelli, che tanta parte hanno avuto nella tormentosa vicenda biografica di Signorini. Un posto speciale è quello occupato da Diego Martelli, critico e letterato, che non solo ha sempre attivamente sostenuto i macchiaioli, ma ha preparato per loro, in un certo senso, un luogo d'elezione, un luogo del cuore e di ispirazione: la sua casa a Castiglioncello, aperta sempre per tutti loro, trasformando un borgo per le vacanze borghesi in un simbolo della creatività e libertà di visione. Le sue coste, le sue spiagge, le rocce e le case di pescatori sono diventate familiari, patrimonio collettivo di bellezza e di luce che possiamo tornare a contemplare, dopo il buio di questi mesi.

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