Progetto Skillmatch Insubria: importanti indicazioni su come l’epidemia sta accelerando il cambiamento nelle imprese

  Cultura e Spettacoli  

Si chiama SkillMatch-Insubria ed è un progetto di ricerca che vede coinvolte tre provincie italiane (Varese, Como e Lecco) e un cantone svizzero (Ticino), le rispettive università, associazioni professionali, imprese e organizzazioni sociali. Ed è un progetto molto particolare, perché allo sviluppo stesso della ricerca si collegano direttamente azioni (in inglese, action research) che intervengono dove se ne rilevi l’esigenza.

I risultati di questo lavoro, ancora in corso, sotto l’effetto della crisi innescata dall’epidemia, stanno evidenziando importanti elementi di carattere più generale su come sta cambiando il mondo delle imprese. Per molti versi determinanti.

Ma andiamo con ordine …

Partito nel 2019, Skillmatch Insubria è un progetto Interreg, ossia uno degli strumenti della politica europea di coesione, che mirano a risolvere i problemi al di là dei contesti nazionali sviluppando congiuntamente le potenzialità dei diversi territori. Ve ne sono numerosi in corso di attuazione, negli ambiti più disparati. Nel nostro caso, la tematica è relativa al mondo del lavoro e, nello specifico, a quello dei lavoratori transfrontalieri tra Italia e Svizzera che, con cadenza quotidiana o settimanale o comunque periodica, attraversano il confine per svolgere la loro attività professionale. Un fenomeno antico e consolidato, soprattutto in un’area in cui la linea di demarcazione politica non corrisponde a una barriera linguistica e culturale: sia nelle tre provincie italiane sia nel Canton Ticino si parla italiano e queste terre sono accomunate da storia e tradizioni e magari anche da legami familiari.

Il progetto SkillMatch-Insubria è stato concepito e avviato perché l’accelerazione del cambiamento del mondo delle imprese, in particolare l’affermarsi delle imprese 4.0, sta provocando, in molti casi, un fenomeno che è stato definito skill mismatch, ossia mancanza di allineamento, un vero e proprio squilibrio, tra le caratteristiche della domanda e quelle dell’offerta di lavoro. Un mismatch che, grazie a Skillmatch Insubria, si dovrebbe contribuire a colmare.

I destinatari del progetto sono numerosi: in primo luogo le imprese, ossia la domanda di lavoro, alle quali offriamo strumenti per capire gli squilibri e per ripensare le loro politiche in termini di risorse umane. - spiega la professoressa Eliana Minelli (nella foto) dell’Università Cattaneo-Liuc di Castellanza, responsabile del progetto Skillmatch Insubria - Poi vengono gli enti formativi, ossia università e scuole professionali e, a seguire, il mondo politico e amministrativo, i sindacati, le associazioni professionali e, in generale, le forze sociali. Tutte componenti del tessuto economico e sociale coinvolte nel processo di gestione e di governo del cambiamento in atto.

Le varie fasi della ricerca, e soprattutto l’acquisizione dei dati attraverso interviste ad aziende italiane e svizzere di cinque settori (metalmeccanico, bancario, informatico, edile/impiantistico e chimico) sono state influenzate dall’avvento della crisi epocale dovuta all’epidemia? E in quale misura?

Certo - conferma Eliana Minelli - ma paradossalmente non in modo negativo: la crisi che stiamo attraversando ha avuto l’effetto di esacerbare il problema del mismatch e di accelerare il ritmo del cambiamento. Il progetto si sta rivelando molto importante per una riflessione più profonda sulla transizione verso nuovi modelli di gestione delle aziende. Anche se l’attuale situazione è provvisoria, il cambiamento sarà in parte permanente perché sta mostrando alternative efficienti e interessanti relative al modo di concepire l’impresa e il lavoro, come l’adozione dello smartworking, che non sarà più considerato un’opzione emergenziale ma una soluzione a cui ricorrere sistematicamente.

Ciò che la crisi sta facendo emergere prepotentemente - prosegue la professoressa Minelli - è il ribaltamento del paradigma che, nelle imprese 4.0, aveva il focus sulla tecnologia: ora, invece, il centro della scena è occupato dalle persone. Sono le persone a trainare le tecnologie, non viceversa. E le competenze cosiddette soft vanno a prevalere su quelle definite hard, perché è importante avere una visione globale e sistemica delle organizzazioni.

Come e chi valuta i dati relativi agli squilibri occupazionali e ai fabbisogni delle imprese?

Concepito come action research - risponde Eliana Minelli, Skillmatch Insubria - non consiste solo nell’acquisizione e nell’analisi di dati ma prevede la creazione di un vero e proprio modello. Si tratta quindi di una indagine non solo quantitativa ma anche qualitativa, orientata al futuro inteso come anticipazione e non come previsione. La differenza è semplice: la previsione (forecast) parte dall’analisi dei dati e si proietta nel breve periodo, mentre l’anticipazione integra dati statistici con elementi qualitativi per delineare uno scenario futuro, una visione. Fondamentale importanza, in questo, ha il ruolo degli esperti dei vari settori, che portano il loro contributo in termini di competenza ma anche di intuito.

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