A partire dal prossimo 15 settembre, a Bassano, sarà aperto il nuovo Museo Remondini, che si presenta come il più importante museo dedicato alla stampa in Italia

Museo Remondini: I Santi dei Remondini

  Cultura e Spettacoli  

Ai Remondini, i Murdoch d’un tempo, Bassano del Grappa dedica un nuovo Museo dove saranno presentate le storiche raccolte dei materiali della grande dinastia di stampatori-imprenditori.

Il patrimonio remondiniano raccolto dai Civici Musei di Bassano del Grappa è imponente, circa 22.500 pezzi, compresi tutti i più celebri fra i “prodotti” della casa e, non ultimi, i grandi capolavori dell’incisione italiana ed europea da loro raccolti, da Durer a Tiepolo.

Le loro immagini venivano distribuite ovunque, dalla Patagonia alla Siberia, dall’ Irlanda all’Impero Ottomano, influendo non poco sulla storia dell’iconografia oltre che della comunicazione.

I Remondini diedero il volto a santi e eroi, a città lontane e irraggiungibili. Entrarono nella quotidianità di milioni di famiglie con i loro giochi o con le ironiche raffigurazioni del “Paese della Cuccagna” (“dove meno si lavora, più si guadagna”), ma dominarono anche gli spettacoli di piazza con le loro “Vedute ottiche”, crearono sensazione di sfarzo e ricchezza ideando meravigliose carte marmorate, degne sostitute di pietre e marmi sognati. Crearono persino i primi romanzi popolari a puntate: ogni stagione un nuovo capitolo.

Bassano era il cuore di questo impero mediatico allora davvero universale. Qui venivano stampati e personalizzati nelle diverse lingue i materiali per ogni luogo raggiungibile del mondo. Qui venivano a rifornirsi coloro che questo mondo percorrevano a piedi: due grandi centrali distributive, quella dei Tesini che percorrevano l’Europa, dalla Germania ai Paesi nordici per poi spingersi ad ovest verso le Americhe, e gli Schiavoni cui era affidato l’intero est del mondo, sino al Pacifico.

Con cadenza semestrale, il Museo Remondini, che ha la sua sede in Palazzo Sturm, oltre alle collezioni stabili, presenterà delle mostre a tema. La prima, che sarà inaugurata in concomitanza con l’apertura del Museo, sarà dedicata alla produzione più “di massa” dei celebri stampatori, ovvero a “I Santi dei Remondini”.

Il nuovo Museo, voluto dall’Amministrazione Comunale di Bassano del Grappa e diretto da Giuliana Ericani, direttore dei Civici Musei, sarà dotato di condizioni climatiche e tecnologiche appositamente studiate per garantire la conservazione delle “carte”, materiali che richiedono, per non deteriorarsi allorché esposti, di particolari condizioni di luce e umidità.

Oltre ai materiale esposti nel Museo e nella mostra temporanea, il visitatore avrà a disposizione anche l’archivio elettronico completo di tutta l’opera remondiniana conservata nelle raccolte bassanesi.

Per il nuovo Museo, Emanuele Luzzati ha voluto creare, poco prima della sua scomparsa, le immagini dei “Tesini”, i venditori delle stampa remondiniane. E proprio i “Tesini” di Luzzati accoglieranno ed accompagneranno i visitatori del Museo, introducendoli in un inconsueto, affascinante viaggio in questa storia delle meraviglie.

La prima mostra temporanea del nuovo Museo Remondini è dedicata ai “Santi”, le immagini devozionali, di differente formato, dai 12x8 al 60x80 cm, di differente valore e quindi destinate a tutte le tasche. I “Santi”, richiestissimi su tutti i mercati e non solo in quelli di tradizione e iconografia cattolica, elementi di devozione, ma anche parti di una precisa strategia educativa e comunicativa, furono una costante del catalogo remondiniano, dal Seicento e sino al 1861 quando l’impresa si spense..

Ogni Santo veniva raffigurato con i suoi attributi di riferimento per cui era  riconoscibile ovunque, al di là della raffigurazione del volto e al di là anche del nome e dell’invocazione che, benché scritta sull’incisione, nessuno o quasi sapeva comunque leggere.

Come ricorda Luigi Meneghello nel suo “Libera nos a Malo”, “la devozione prende naturalmente le forme della personalità. I santini colorati con i fregi in oro, i libretti di preghiere, l’obolo per l’acquisto dell’anima di un negretto, la coroncina nell’astuccio d’argento, il velo nero ricamato: di queste cose era fatta la religione della zia Nina.

La mostra espone il vastissimo patrimonio di proprietà del Museo e alcune lastre in rame con i fogli realizzati. 46 di questi, di grande formato, sono esposti sui tavoli, altri(137)saranno all’interno di cassetti estraibili che il pubblico potrà azionare manualmente e da solo scegliendo i soggetti che più lo interessano. Il sistema consente al visitatore di evitare la sequenzialità noiosa di numerosissime immagini e di apprendere indirettamente le ragioni per le quali il patrimonio su carta non è esposto continuamente nei musei.

Giovanni Scotti

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