Forse non all’altezza del Cetto a cui eravamo abituati, il nuovo Cetto c'è, senzadubbiamente ci lascia comunque con un simpatico sense of humour, che al cinema è sempre un bel risultato.
Che fine aveva fatto il nostro eroe quotidiano, simbolo della peggiore italianità?.
Cetto La Qualunque, il politico calabrese corrotto e scorretto, si è ritirato in esilio in Germania e ha abbandonato l'aspirazione politica per dedicarsi ad altro. È diventato, infatti, un imprenditore, che ha aperto una catena di successo di ristoranti e pizzerie. Anche nella sfera privata Cetto ha trovato casa: una bellissima moglie tedesca, un figlio e due suoceri neonazisti, che non riescono ad entrare in sintonia con il genero.
L'imprenditore, però, non ha dimenticato la sua patria, l'Italia, e presto si presenta anche l'occasione giusta per farvi ritorno, cioè la fine (apparente) di una zia che gli rivelerà le sue origini nobili.
Da qui una serie di vicende esilaranti e rivelatrici della povertà mentale e morale dell’Italia di oggi, colta attraverso il personaggio iconico.
Ovviamente, secondo lo stile italiano, Cetto è un re da burletta, circondato da una cornice da favola, una favola sempre guardata con uno sguardo sorridente.
Non sempre all’altezza dell’ironia feroce dei film precedenti, questa terza e ultima puntata della trilogia del “‘pilu”, accontenta comunque i fedelissimi di Albanese
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