La mostra arriverà anche a Milano

Breno: la mostra Per filo e per segno

  Cultura e Spettacoli  

Domenica 22 settembre, nel Palazzo della Cultura di Breno, è stata inaugurata la mostra “Per filo e per segno”, visitabile, qui, fino al 5 ottobre.

La mostra, presentata da Sergio Bonomelli, presidente del Sito Unesco di Valle Camonica, Annita De Zio, Assessore alla Cultura del Comune di Breno, e Giuliano&Giusy Marelli, designer, racconta con la lana le incisioni rupestri della Valle Camonica.

La mostra Per filo e per segno ha dato, così, il via al progetto di promozione territoriale, promosso dalla Comunità Montana - Sito Unesco di Valle Camonica in collaborazione con i designer Giuliano&Giusy Marelli, per celebrare il 40° anniversario del Sito Unesco di Arte Rupestre.

Nel 1979 è stato riconosciuto come Patrimonio Mondiale dell’Umanità - UNESCO.il sito n. 94, denominato Arte rupestre della Valle Camonica, che è stato il primo sito riconosciuto in Italia. Dal 2006, in Valle Camonica, opera il Gruppo Istituzionale di Coordinamento (GIC): un tavolo di lavoro che attua il Piano di Gestione di questo sito UNESCO e collabora per le attività di tutela, conservazione, valorizzazione e promozione turistica e culturale del patrimonio archeologico.

L’attività di promozione del sito UNESCO di Valle Camonica coinvolge molte realtà del territorio - ha detto l’ing. Sergio Bonomelli - per tutelare e far conoscere un bene straordinario come quello dell’arte rupestre camuna, con la consapevolezza ch’essa rappresenta una risorsa d’inestimabile valore.

Nell’occasione dell’inaugurazione della mostra abbiamo avuto la possibilità di visitare uno degli 8 siti, vale a dire il Parco Nazionale delle Incisioni rupestri, sito su una superficie di oltre 14 ettari a Capodimonte, in località Naquane, istituito nel 1955 e, tuttora, primo parco archeologico italiano.

Qui, tra le 104 rocce, in arenaria levigata dai ghiacciai, incise con alcune delle raffigurazioni più note del repertorio d’arte rupestre della Valle Camonica, consigliamo di non perdere la roccia n. 1, la più importante e più conosciuta, detta Grande Roccia: in essa ci sono poco più di duemila figure; la n. 50, posta in posizione panoramica sulla valle, in cui sono incise figure di oranti, guerrieri (alcuni di grandi dimensioni), edifici, impronte di piedi ed iscrizioni comuni; la n. 23 con una bella figura di un carro dell’età del ferro, realizzata in duplice prospettiva: il carro, infatti, è rappresentato come visto dall’alto , mentre le quattro ruote raggiate ed i due cavalli sono rappresentati come visti di lato.

Ma torniamo alla mostra di moda e design Per filo e per Segno, che racconta, attraverso la lana, l’arte rupestre. Nella prima sala del pianoterra del Palazzo della Cultura sono proiettati i filmati delle collezioni degli anni ’80 disegnate da Giusy e Giuliano Marelli per la sfilata collettiva fatta a Pitti Immagine Filati, nel 1985, a Firenze, dal tema “Popoli e Culture”, e, poi, per quella del 1986 di Palazzo Serbelloni a Milano, che permettono di scoprire come la lana possa diventare espressione della forza materica della roccia sulla quale sono stati incisi i grafiti. Nella seconda sala il visitatore trova dei pannelli che spiegano la ricerca effettuata da Giusy e Giuliano Marelli per interpretare e rivisitare, con la loro creatività, i grafiti e trova anche la nuova capsule collection, con capi iconici per uomo e per donna, sempre ispirata all’arte rupestre della Valle Camonica, creata, in esclusiva, dai due Marelli per questo progetto.

Nel pomeriggio di domenica un workshop ha coinvolto le mercerie del territorio e numerosi appassionati della lavorazione in lana e a uncinetto in un laboratorio creativo ispirato, naturalmente, al tema delle incisioni.

Per chi non riesce a visitare la mostra di Breno entro il 5 ottobre, segnaliamo che avrà, poi, la possibilità di visitarla quando sarà portata a Milano, dove saranno esposti anche i manufatti esito del progetto: capi per donne e per uomini, come sciarpe, borse, berretti, poncho, scaldacollo e gilet, tutti con un segno camuno.

Giovanni Scotti

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