Toghether! The New Architecture of the Collective si può visitare fino al 10 settembre 2017

Basilea: nuova mostra al Vitra Design Museum

  Cultura e Spettacoli  

Toghether! The New Architecture of the Collective, la mostra in corso al Vitra Design Museum di Weil am Rhein (DE) fino al 10 settembre 2017, ha certamente il pregio di essere una mostra dai contenuti chiari e condivisibili: qualità essenziali se si pensa che il suo obiettivo è quello di focalizzare la nostra attenzione su un tema tanto collettivo quanto urgente: NUOVI MODI E NUOVE FORME DEL VIVERE INSIEME.

Precisa intenzione dei curatori (Ilka and Andreas Ruby, pubblicisti e ricercatori, il secondo, da poco, anche direttore dello Swiss Architecture Museum di Basilea, e Mathias Müller + Daniel Niggli, architetti dello studio zurighese IN2N) è stata quella di mantenere il registro informale, sperimentale, quasi giocoso e a tratti provocatorio dell’allestimento, proprio nell’ottica di promuovere un cambiamento di rotta nel pensiero comune intorno al tema dell’ABITARE.

Lo sforzo dei curatori e dei progettisti è stato quello di mettere in luce non semplicemente quanto sia bello vivere insieme in una casa, ma piuttosto quanto sia interessante concepire gli spazi di una città in modo che essa venga vissuta e condivisa quanto più largamente possibile.

I cambiamenti e le innovazioni in atto su questo fronte spingono cittadini e progettisti a lavorare in sinergia per poter rispondere alla domanda centrale dei giorni nostri: COME VOGLIAMO VIVERE, INSIEME, NEL FUTURO?

4 spazi tematici, concatenati in un percorso ben delineato, 21 progetti. con relativi modelli in scala 1:24, la riproduzione a scala reale di un CLUSTER APARTMENT (appartamento condiviso), una sezione dedicata al COWORKING - il tutto introdotto da una rassegna storica concentrata ma molto incisiva su radici, storia e sviluppo della tematica trattata - tentano di dare una risposta al problema sollevato: “housing is scarce”.

Società sempre più allargate, demografia e sovrappopolamento fuori controllo (così come il costo delle case nelle grandi città), nuovi modi del vivere in gruppo, precedenti storici di proteste e opposizioni verso modelli convenzionali di vita e di spazi comunitari provano che idee di urbanizzazione e di sviluppo abitativo tradizionali sono ormai inefficaci nel rispondere alle richieste e che “architecture has to give answers”, l’architettura deve elaborare nuove risposte.

Le quattro sezione della mostra:

Sezione 1 - una serie di microfilmati aprono l’allestimento mostrando esempi di malessere sociale connesso all’inadeguatezza e alla mancanza di spazi dell’abitare percorsi nell’arco temporale della storie europea (e non) degli ultimi tre secoli. Alcune tavole illustrative forniscono informazioni circa tentativi storici di rispondere a queste urgenze: dai Falansteri di Fourier (1772-1837) a più recenti episodi come il quartiere Kalkbreite di Zurigo (2014). Interessante sottolineare che spesso è stato proprio il malcontento e il disagio collettivo a generare moti, anche violenti, di cambiamento e rivoluzione.

Sezione 2 - 21 progetti comunicati con altrettanti modelli in scala 1:24 sono il mezzo con cui vengono analizzati esperimenti contemporanei di edilizia sociale, nell’intento di ricreare non tanto le atmosfere di singoli edifici o progetti isolati, quanto piuttosto quelle di una città fittizia, ideale, un’utopia da esplorare. I progetti selezionati coprono l’arco spaziale più ampio, da Berlino a Los Angeles a Tokyo, e sono accomunati dal preciso intento di rispondere alla sfida (e alle limitate risorse disponibili!) tramite la nascita di una nuova estetica - architettonica, ma certamente anche sociale - in cui il confine tra spazi collettivi e individuali è volutamente e continuamente ridefinito.

Sezione 3 - la possibilità di sperimentare uno spazio-tipo, in cui ambiti privati e ambiti collettivi sono declinati in maniera non convenzionale, è data nell’entrare (letteralmente) in un appartamento condiviso (“Cluster Apartment”) riprodotto in scala 1:1. Corredata da cartelli esplicativi e da una serie di fotografie di Daniel Burchard, questa parte della mostra mette in luce le infinite possibilità di nuove forme del vivere collettivo, documentando scene di vita quotidiana da diversi contesti e da vari punti di vista.

Sezione 4 - la mostra si conclude con un approfondimento sul tema del lavoro, proponendo l’allestimento di uno spazio di “coworking”, con la volontà di illustrare i benefici che la logica della condivisione e della collettività può apportare anche in questo ambito. Si sottolinea, in particolare, come il tema del lavoro di gruppo permetta di ridiscutere il principio della divisione dei compiti e delle responsabilità.

Senza dubbio, aver pensato e progettato la mostra all’interno del padiglione espositivo del Vitra Design Museum, progettato da Frank Gehry (1989), contribuisce alla fruizione massima degli allestimenti: la scomposizione totale delle geometrie riconoscibili fa sì che il visitatore debba affidarsi esclusivamente alla luce per orientarsi, percependola infine come parte integrante della mostra stessa.

Tra gli eccezionali episodi di architettura e design che si possono visitare all’interno del Vitra Campus, interessantissimo in particolare la Vitra Fire Station (primo edificio costruito, nel 1993, della compianta Zaha Hadid), che ospita dal 2 marzo scorso la mostra Project Vitra - Design, Architecture, Communications (1950 - 2017), uno sguardo generale sulle molteplici attività culturali e commerciali nonché sulla storia imprenditoriale della famiglia Vitra.

Info: www.basel.com - www.myswitzerland.com/it/vitra-design-museum.html

Fabio Dell’Arciprete

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